Le drammatiche immagini della gigantesca frana di Maierato hanno riportato l'attenzione di tutto il mondo sulla Calabria, riaprendo antiche ferite su una terra che già moltissimi anni fa Giustino Fortunato, meridionalista anti litteram, aveva descritto come uno "sfasciume pendulo sul mare".
Quel mare che, dall'alto delle colline di Maierato, a pochi chilomentri da Vibo e da Tropea, le "regine" del turismo estivo, s'intravede, nelle giornate di cielo chiaro all'orizzonte si stagliano le Eolie.
Le notizie s'accavallano, è un tragico bollettino dalle cinque province calabresi, proprio nei giorni in cui la classe politica è in tutt'altre faccende affaccendata: il presidente uscente, e forse purtroppo rientrante, l'ineffabile Agazio Loiero, sorride dalle pagine del suo giornale preferito, dopo aver vinto le primarie. Non è stato quel plebiscito che i suoi corifei si erano affrettati ad annunciare, addirittura oltre l'ottanta per cento, ma non è andata così, è stata veicolata una immagine distorta della realtà, tanto quegli allocchi dei calabresi sono abituati ormai a credere a tutto.
Ma, come dice un antico proverbio, il diavolo spesso ci mette la coda e il clima trionfalistico è stato turbato dall'ennesima disgrazia abbattutasi a pochi chilometri dal "regno" di Loiero e soci.
Ci si aspettava, a questo punto, l'arrivo del presidente Berlusconi, accompagnato da Bertolaso, l'uomo delle emergenze, ma il primo era impegnato nella presentazione delle "ragazze" candidate alle Regioni, l'altro a difendersi su tutti i canali e su tutti i giornali, della Calabria qualcuno si occuperà, come a Cavallerizzo, come in tanti altri posti.
Tra il fango e le macerie la gente s'aggira smarrita, sola di fronte al dramma, qualcuno porterà forse da mangiare e da bere, l'estate non è molto lontana, si può vivere anche in tenda.