22/01/10

IL CASO GENCHI, E' QUESTA LA "VERA" BOMBA DI REGGIO




La scena si svolge in una libreria del centro città: un uomo entra, quasi sussurra all'orecchio del commesso qualcosa, poi, dopo che questi gli ha consegnato due volumi, esce con passo veloce, fuori ha parcheggiato un'auto blindata, di quelle in uso ai magistrati.
"E' l'autista di...... ci confida il commesso, facendoci un chiaro segnale, meglio tenere la bocca chiusa.
Il libro che ha appena ritirato, in doppia copia, è edito da Aliberti ed ha la prefazione scritta da MarcoTravaglio, il titolo è "Il caso Genchi", storia di un uomo in balia dello Stato. L'autore è un giovane collega, Edoardo Montolli, che per mesi, ha potuto scavare nel famoso archivio del poliziotto palermitano, ma soprattutto nella portentosa memoria di quest'ultimo che, da anni, lavorando per le Procure di tutta Italia, ha contribuito a svelare tanti misteri, far scoprire delitti, ricostruire la rete di contatti tra personaggi di ogni tipo solo incrociando i dati dei cosiddetti tabulati telefonici.
Genchi, infatti, come molti non sanno, anche perchè sono stati disinformati, non era l'uomo che "intercettava" migliaia di persone, questo compito era affidato ad altri, lui stabiliva, con l'uso della tecnologia più avanzata, quante volte un dato personaggio chiamava o veniva chiamato, sia tramite cellulare che su utenza fissa, ed anche quanti sms riceveva o spediva.
A Reggio il libro è nuovamente introvabile, e un motivo c'è. I nostri concittadini, e non soltanto gli addetti ai lavori, nella politica, nel giornalismo, nella magistratura, ci trovano riferimenti a fatti e personaggi che a loro risultano noti, da tempo. Quando Berlusconi, in una dichiarazione di qualche mese fa, mentre Genchi veniva convocato dal Copasir presieduto dall'ineffabile Francesco Rutelli, che ora dovrebbe cedere la poltrona a Massimo D'Alema, disse che stava per venir fuori lo scandalo più grosso di questi ultimi vent'anni, non esagerava, ma anche a lui avevano fatto credere che Genchi fosse il depositario di intercettazioni che interessavano ben trecento cinquanta mila persone.
Purtroppo, l'aver fatto il suo dovere, rispondendo a precise indicazioni dei magistrati che lo nominavano perito, al vice questore-sindacalista della polizia di Stato, è costato assai caro, ma nello stesso tempo chi voleva distruggerlo ha fatto di lui un personaggio di livello nazionale. Richiesto da ogni parte d'Italia la sua agenda è piena fino a Marzo, ognuno vuol sentire la sua storia dal vivo, vuol leggere questo volumone di quasi mille pagine che è la storia della seconda repubblica anch'essa, riteniamo, ormai sul viale del tramonto.
Per quanto mi riguarda, non sono stato sorpreso dall'apprendere dei fittissimi (migliaia di contatti) rapporti telefonici tra alcuni magistrati e qualche giornalista, per me è una storia vecchia, anch'io, nel mio piccolo, ho fatto il cronista investigatore, quando mi sono dovuto difendere proprio da questi paladini dell'antimafia da salotto, ristorante (di lusso) e anche da camera da letto.
Incrociando i tabulati, Genchi s'è trovato di fronte, lui sì, ad uno scandalo che, prima o poi, qualcuno dovrà decidersi a tirare fuori dal fango e portare alla luce. Adesso i reggini, i cittadini comuni sanno, i librai continuano a chiedere altre copie alla casa editrice che ha già ristampato, il consiglio che mi sento di dare è di leggere con attenzione questo straordinario documento. L'immagine di qualcuno ne risulterà "corretta" e, forse, tante cose saranno più chiare.
Post scriptum
Ho appena finito di leggerlo e ora capisco perchè tanti potenti hanno paura del contenuto dell'archivio Genchi. Ve lo assicuro: dopo averlo letto, niente vi sembrerà più come prima.

17/01/10

TRA AGAZIO, PEPPE, PIPPO, ROBERTO, E FORSE QUALCHE ALTRO, AGLI ELETTORI CHI CI PENSA?


Quando penso ai poveri elettori calabresi, almeno a quelli che non intendono rinunciare al sacrosanto diritto al voto, che sono chiamati a scegliere tra personaggi come Agazio Loiero, detto anche mister scaricabarile, Peppe Scopelliti, il sindaco più amato dai reggini, benedico il momento in cui ho deciso di trasferire altrove la mia residenza.
In tanti, anche loro come me da anni ospiti della città eterna, dove esercitano con onore importanti professioni, hanno preso parte alla "parata" organizzata dal tandem Alemanno-Scopelliti, per saggiare la disponibilità dei calabresi residenti a Roma e indurli a far votare (loro non possono) almeno i parenti che stanno giù per il sorridente Peppe, accompagnato dalla consorte e dalla immancabile assessoressa ai grandi e piccoli eventi che, crediamo, abbia assicurato al governatore in pectore ampia messe di voti, almeno nelle zone aspromontane di provenienza.
Certo, qualche alternativa gli elettori che da tempo non digeriscono più Loiero e, almeno quelli di altre province calabresi, che Scopelliti non lo "sentono", ce l'avrebbero, come ad esempio il buon Pippo Callipo per il quale si stanno spendendo Tonino Di Pietro e l'ex magistrato Luigi De Magistris.
Una cosa è certa: la confusione regna sovrana tra primarie che saltano, accordi Pd-Udc che da una parte vengono confermati e dall'altra smentiti, la faccia pulita del deputato Occhiuto, caro a Casini, le pesanti accuse ad una parte della classe politica regionale rivolte da Angela Napoli da tempo non più amata da alcuni big del suo partito.
Che dire della Lo Moro, che va alla convention di Di Pietro, ma che precisa di essersi già schierata, dalla parte di Occhiuto. Bella riconoscenza nei confronti di Agazio che l'aveva imposta come assessore alla sanità.
Anche se ormai, per conoscere tutte, o quasi, le notizie, bisogna comprare almeno tre quotidiani regionali, su una cosa c'è certezza: Domenico Crea aveva la "copertura" niente popòdimeno, come avrebbe detto Mario Riva, di Marco Minniti, la testa più lucida del Pd, fresco di divorzio da Massimo D'Alema.
Agazio, dopo le rassicurazioni di Marco, uno che in certi ambienti è ben introdotto, dormiva tranquillo, tra una nomina e l'altra, una consulenza e l'altra, circondato da un nugolo di portaborse che vivono adesso nel terrore di dover abbandonare le loro cadreghe, per dirla alla milanese.
Il tutto sulla pelle dei poveri elettori calabresi, quelli che, ragionando con le loro teste, stanno da una parte o dall'altra. Tra Agazio, Peppe, Occhiuto, Callipo, e forse qualche altro, che Dio salvi la Calabria.


Nella foto: Pippo Marra e Corrado Calabrò, due calabresi illustri

08/01/10

TUTTI ALLA FIACCOLATA ANTIMAFIA, MA TIRA UNA BRUTTA ARIA


Lo scirocco soffia impietoso sulla città, tira una brutta aria. Ora che la grande sfilata è finita, i ministri e il corteo di personaggi che li ha accompagnati in quella che qualcuno ha definito "storica" missione reggina, sulle pagine dei giornali continua la serie delle dichiarazioni a getto continuo, l'occasione è troppo ghiotta per non farsi un pò di pubblicità gratuita con le elezioni alle porte.
Nei pressi del luogo dove è scoppiata la bomba, immediatamente classificata come mafiosa, ordinata dai capi cosca appositamente riuniti, giacciono sull'asfalto i resti della fiaccolata notturna che ha visto tutti compunti, con la faccia di circostanza, insomma, politici, sindacalisti, rappresentanti della cosiddetta società civile, ma anche professionisti dell'antimafia da salotto, da ristorante, ed anche da camera da letto, in qualche caso.
E poi, anche qualche politico che con la mafia in qualche modo deve averci avuto a che fare, se gli hanno ammazzato un congiunto, c'è chi si dà di gomito quando lo vede sfilare, certo ci sono anche quelli che ci credono, un manipolo di giovani verso i quali va tutta la mia stima, come padre, come professionista, come cittadino, ormai... saltuario di questa bella e sfortunata città.
Di summit "storici" ne abbiamo visti tanti, in passato, nel palazzo della Prefettura se ne sono svolti a decine, quando l'emergenza criminalità cresceva: le solite promesse, l'arrivo in missione di qualche decina di militari, un paio di magistrati "comandati" con promesse di vantaggi per la carriera.
Poi, appena le acque si calmavano, i sequestrati venivano liberati (magari con l'intervento...finanziario dello Stato) gli omicidi diminuivano, tutto tornava come prima. E così sarà anche stavolta, al di là degli impegni solenni e delle parole di fuoco, mentre i paladini dell'antimafia possono sbizzarrirsi.
Ci sono certi rappresentanti della giustizia che non sembra aspettino altro, per sbucare dai loro nascondigli e rilasciare interviste, scrivere editoriali, sempre loro, sempre gli stessi, mentre i colleghi che fanno le indagini, in silenzio, senza esporsi sorridenti ai riflettori, lavorano e basta.
In città non si trova una copia del libro di Gioacchino Genchi, il consulente informatico di tante Procure, il custode di scottanti segreti: c'è qualche pagina dedicata a personaggi noti ai reggini. Tranne che un coraggioso blogger, nessuno ne ha fatto cenno, eppure si tratta di cose di una certa gravità, certamente tutte da dimostrare, per carità, siamo garantisti e assolutamente convinti che si tratti di cose non vere, diremmo calunniose.
Sconsigliamo la lettura, se si vogliono evitare conati di vomito, di qualche editoriale ovviamente antimafia: tutto da apprezzare, anche se mi pare di ricordare che l'illustre opinionista, qualche tempo fa, abbia illustrato la "figura" di un boss ricordando al popolo quanto fosse gentile, salutava e offriva il caffè a tutti.
Alla prossima fiaccolata.

02/01/10

FAUSTO COPPI, IL SUO RICORDO OLTRE LO SPAZIO E IL TEMPO

Il dolore non ha spazio nè tempo, i ricordi, ma non tutti, ingialliscono col trascorrere degli anni e tanti, cinquanta, ne sono passati dalla morte, repentina e ingiusta, del campionissimo, l'uomo che ha diviso generazioni di sportivi, o stavi con Fausto o con Ginettaccio, il toscano linguacciuto e a volte arrogante.
Coppi è stato vittima di quello che, al giorno d'oggi, avremmo definito un caso della cosiddetta malasanità, ucciso da un errore di valutazione d'un medico, eppure sarebbe bastato inghiottire un paio di pastiglie di chinino che, all'epoca, e io lo ricordo benissimo, lo vendevano anche i tabaccai.
Quella mattina la notizia, come tanti italiani, l'appresi alla radio, che tenevo accesa anche quando studiavo, le scuole erano ancora chiuse per le vacanze natalizie, con gli amici s'era fatto tardi giocando a sette e mezzo. Nel pomeriggio, sull'arido campo della Pro Pellaro, sempre battuto dal vento, a due passi dal mare, ci attendeva la partita di calcio.
Per comperare i giornali bisognava andare a Reggio e il giorno dopo ci andammo, in bicicletta, a Sbarre la prima edicola, la terribile foto di Fausto, col vestito gessato e i capelli perfettamente pettinati, composto nella bara, accanto a lui la "dama bianca". Il nome, come sovente accade, glielo avevano affibbiato i giornalisti che seguivano le corse e sapevano ma, per tanto tempo, avevano taciuto la notizia di questo amore clandestino per il quale il nostro campione avrebbe pagato un prezzo altissimo.
Nell'Italia bigotta di quegli anni, furono in tanti a condannare la scelta d'amore di Fausto Coppi, la gente si sentiva come tradita, certe cose si facevano, ma di nascosto, il dramma di tante famiglie restava tra le mura domestiche, bisognava salvare le apparenze, ad ogni costo.
Tornai a casa, assieme a un paio di ragazzi della mia età, pedalando in silenzio, nell'aria ci sembrò di sentire come un fruscio d'ali sbattute, era l'airone che saliva lassù, sempre più su verso il traguardo più bello.
Tanto tempo è passato, ora ci si divide per altre ragioni, mentre dagli schermi ricompare la figura del più grande campione di tutti i tempi, lo stile è sgraziato, sul volto una smorfia, e la bicicletta sembra voler prendere da un momento all'altro il volo.
Fausto vive ancora nel cuore di tanti.

01/01/10

COME SARA' IL 2010 NELLA CITTA' DEI VENDITORI D'ILLUSIONI?


Il nuovo anno apre il cuore alla speranza, dopo mesi difficili, in una Calabria che non riesce a uscire dal baratro in cui anni di malgoverno l'hanno gettata, mentre le organizzazioni criminali, per tanto tempo lasciate indisturbate, hanno "governato" creando quella che non a caso è stata definita la maggiore industria calabrese.
E non sarà un anno facile neppure il 2010, inutile farsi eccessive illusioni, come quelle che hanno già cominciato a "vendere" i candidati alla conquista delle ambitissime poltrone del governo regionale, le elezioni sono alle porte e la bagarre è iniziata, c'è chi ha sguinzagliato i suoi galoppini a cercare, casa per casa, quel consenso che non è certo spontaneo.
I reggini che, nella notte di San Silvestro hanno fatto esplodere di tutto dalle terrazze, dalle finestre, dai balconi, in mezzo alle strade, nei quartieri alti e nelle casupole d'una periferia sempre più abbandonata, hanno buttato giù la loro rabbia, il senso di frustrazione di chi sa che a vincere saranno sempre loro.
Ad occupare i posti di potere, dovunque, ci saranno i riciclati, gli ex portaborse arricchiti, i colletti bianchi della 'ndrangheta con le loro facce perbene, quei sorrisi che fanno paura, votate gente, votate. E ancora una volta gireranno tanti soldi, spunteranno fuori posti di lavoro finora tenuti nascosti, si troveranno, quasi per incanto, risorse che nessuno sapeva esistessero.
E tutto avverrà, tranne qualche eccezione, (ma anche su questo sarei molto cauto) con la compiacenza d'una informazione che, in Calabria, rappresenta uno dei tanti problemi, governata, com'è, da gente buona per tutte le stagioni, di cui tutti conoscono la loro provenienza, il cammino personale e politico, le "spinte" di cui hanno goduto.
Ci ritroveremo a leggere i soliti editoriali, spesso incespicanti nella sintassi, improntati al "tutto va bene madama la marchesa" e alla rappresentazione d'una realtà totalmente diversa. Mentre l'anno s'è chiuso col solito caso di malasanità, leggeremo di "eccellenze" che esistono in qualche caso solo sulla carta, le pagine di giornale riempite dalle gesta degli "amici degli amici", sempre i soliti.
I reggini anche stavolta si faranno convincere, dopo tutto non hanno altra scelta, se si hanno figli disoccupati, problemi di salute, intoppi con la burocrazia, e il loro voto lo daranno ai padroni del vapore ben organizzati e capaci di pilotare, a loro favore, la stampa in mano a personaggi ben noti per i loro trascorsi umani e professionali che salgono in cattedra tentando di spiegare agli altri quello che neppure loro conoscono.
Alla squagliata della neve, che ancora non c'è, dice un detto popolare, compaiono i buchi, ed anche stavolta sarà così, finita la festa e smaltita l'euforia delle bollicine. Si è ripetuto quello che qualcuno ha definito il "rito della stupidità", con i botti ed il lancio di stoviglie per accogliere il nuovo anno, ma anche, purtroppo, con l'uso delle armi da fuoco. Gli estortori, quelli che non vanno mai in vacanza, ne hanno approfittato per dar vita ai loro "falò", anche la notte di Natale, per le loro vittime la festa è stata amara come quella della moglie dell'emigrante, raccontata dal grande Ciccio Errigo.


"Tu a chist'ura mpasti li pitrali, cu zucchuru, farina, latti e meli, e pensi chi stu durci di Natali senza di mia è amaru cchiù du feli".


Comunque vada, buon anno a tutti.