05/07/17

QUANTO CONTANO CERTE DATE NELLA NOSTRA VITA


Ci sono date importanti nella vita di ognuno di noi e che ci segnano per sempre, sia che prevalga la scaramanzia, e io faccio parte di questa categoria, sia che esse siano legate ad eventi lieti o tristi, a battaglie vinte o perse, a traguardi tagliati, a cocenti delusioni.
5 luglio 1970, a Reggio Calabria è una giornata calda, ma mitigata dal vento dello Stretto, la città è in subbuglio, il sindaco Piero Battaglia ha annunciato che terrà un rapporto alla cittadinanza dopo che da Roma sono arrivate brutte notizie. I parlamentari catanzaresi e cosentini, che a livello nazionale contano più di quelli reggini, che non hanno leader del calibro di Mancini, Misasi, Antoniozzi, Pucci e via discorrendo, hanno trovato, sulla testa dei reggini, un accordo che prevede l’assegnazione del ruolo di capoluogo di regione, un “pennacchio” si dice, ma che per i reggini conta, eccome, a Catanzaro, dove avrà casa la giunta regionale mentre il Consiglio, con un insolito compromesso, si riunirà a Reggio. Per addolcire la pillola, difficile da mandare giù, alla provincia reggina andrà il quinto centro siderurgico da allocare nella Piana di Gioia Tauro, migliaia di posti di lavoro. Cosenza avrà e l’avrà, una università modello americano sulla collina di Arcavacata. Il popolo reggino, tradizionalmente poco propenso a fare la guerra campanilistica e che vede nella neonata Regione il toccasana di tutti i mali, primo tra tutti la disoccupazione, sarebbe anche disposto ad accettare quanto i big della politica hanno deciso durante una cena alla “Vigna dei cardinali”. Ma ad accendere la miccia è Battaglia che sale sul palco di piazza Duomo con accanto i rappresentanti di tutti i partiti e anche quei consiglieri regionali che, in dissenso dai loro partiti, non intendono acconsentire a un istituto regionale diviso a metà. La destra, fino al momento, preferisce attendere le valutazioni del partito a livello nazionale, ma non ha fatto i conti con un modesto sindacalista della Cisnal, un missino fuori norma, che si chiama Francesco Franco, per tutti Ciccio. E fu così che cominciò quella rivolta che, nella fase iniziale, vide partecipi personaggi di ogni colore politico ma che a Roma venne bollata come una sollevazione di stampo fascista.

Saranno due anni di barricate, arresti, morti, feriti, attentati, fino a quando il presidente del Consiglio, Emilio Colombo, davanti al Parlamento, giurò che Reggio avrebbe avuto il Centro siderurgico e altre industrie proprio in città dove qualche anno prima, Fanfani aveva inaugurato le Omeca, fabbrica di carrozze ferroviarie; assieme al Compartimento delle Ferrovie, la fonte di lavoro per centinaia di reggini. Come è finita ormai fa parte della storia, tanti miti sono caduti, la polvere dell’oblio seppellisce tutto tranne la memoria di chi per la città ha combattuto, ha sostenuto il carcere e i processi, in cambio di nulla.
5 luglio 2004, clinica villa Mafalda ai Parioli, nasce il mio primo nipote, Santiago. Diventavo nonno e rammento la grande emozione del momento in cui un’infermiera entrò nella stanza dove eravamo in ansiosa attesa, e annunciò: è un bambino bellissimo, ed era vero. Ogni tanto riguardo la foto, nei miei occhi si legge una gioia incontenibile e il sorriso di mia moglie dice tutto, lui, con tanti capelli, dorme placido. Ora è un giovanottino, con tanti interessi e una particolare predilezione per l’informatica e il cinema. Tra qualche giorno andrà con altri ragazzi di tutta Italia a Giffoni, quale componente della giuria del film festival ormai diventato un appuntamento internazionale. 5 Luglio, anche oggi fa molto caldo, come quella sera in cui i reggini si scrollarono da dosso il giogo della prepotenza dei politici e scesero in piazza. Faceva caldo anche 34 anni dopo quando in famiglia arrivava Santiago che, nel tempo, è stato affiancato da due cuginetti, Vittoria e Francesco jr. Potenza dei numeri, non sarà vero ma io ci credo.

Nessun commento: