RIUNIONE IN PREFETTURA, SI PARLA DI MAFIA |
Sulla base di precedenti, infatti, in nove casi su dieci, quando l'invio della commissione d'accesso viene disposto per sospetto inquinamento di natura mafiosa, la sorte del civico consesso è segnata, nonostante i proclami ottimistici di chi spera in qualche "santo" romano che, al momento, ha ben altro cui pensare.
Leggendo le dichiarazioni del sindaco Arena, ampiamente pubblicizzate sui fogli locali c'è da restare quantomeno perplessi e chiedersi se il primo cittadino c'è o ci fa, a voler citare un detto popolare, la figura che ci viene in mente è quella del cosiddetto "meravigliato della grotta", colui il quale sembra non rendersi conto di quale città governi.
Parlare di fallimento del "modello Reggio" di cui il governatorissimo Scopelliti, orfano di Silvio, rivendica il copyright, significa incorrere nelle ire dello stesso sindaco e della schiera di "dichiaratori di professione" (termine caro al collega Varano) sempre pronti ad impugnare le armi (dialettiche, ovviamente) e sparare contro i soliti detrattori, cioè quei giornalisti che non si limitano a pubblicare le veline e le autointerviste, ma vogliono entrare dentro le notizie e soprattutto fare gli interessi d'una città che continua a pagare il prezzo di anni di malgoverno.
Non è facile spiegare a chi vive lontano da Reggio i come e i perchè la città abbia visto sfumare, come in un sogno mattutino, quella breve ma entusiasmante primavera che aveva fatto credere ai cittadini che ormai le cose fossero cambiate, per sempre.
Purtroppo, non è andata così, e adesso in quel palazzo che il compianto Michele Musolino non aveva esitato a definire come il più sporco della città, tornano i commissari, si riaprono vecchi scenari: chi non ricorda il commissario che teneva la pistola sulla scrivania. Le cosche che, nonostante i durissimi colpi ricevuti in questi ultimi anni, continuano ad essere molto presenti sul territorio, da tempo attraverso loro rappresentanti diretti, sono dentro l'edificio di piazza Italia: lo Stato ha il dovere di scovarli e buttarli fuori. Se ci riuscirà, è possibile che Reggio ritrovi i suoi momenti migliori, con i reggini liberi di scegliere chi deve amministrarli, senza personaggi telecomandati da Catanzaro e da Roma.
E adesso basta con le "riflessioni coscienzionali" (il neologismo non è nostro, lascio ai lettori ogni commento) del sindaco Arena, se tutto è in regola, ne prenderemo tutti atto, con grande sollievo.
Non è facile spiegare a chi vive lontano da Reggio i come e i perchè la città abbia visto sfumare, come in un sogno mattutino, quella breve ma entusiasmante primavera che aveva fatto credere ai cittadini che ormai le cose fossero cambiate, per sempre.
Purtroppo, non è andata così, e adesso in quel palazzo che il compianto Michele Musolino non aveva esitato a definire come il più sporco della città, tornano i commissari, si riaprono vecchi scenari: chi non ricorda il commissario che teneva la pistola sulla scrivania. Le cosche che, nonostante i durissimi colpi ricevuti in questi ultimi anni, continuano ad essere molto presenti sul territorio, da tempo attraverso loro rappresentanti diretti, sono dentro l'edificio di piazza Italia: lo Stato ha il dovere di scovarli e buttarli fuori. Se ci riuscirà, è possibile che Reggio ritrovi i suoi momenti migliori, con i reggini liberi di scegliere chi deve amministrarli, senza personaggi telecomandati da Catanzaro e da Roma.
E adesso basta con le "riflessioni coscienzionali" (il neologismo non è nostro, lascio ai lettori ogni commento) del sindaco Arena, se tutto è in regola, ne prenderemo tutti atto, con grande sollievo.
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